Avvertenza per il lettore: questo articolo è il seguito di “Perché abbiamo paura dl cambiamento?” che trovi qui.
Il cambiamento non è possibile, facile o difficile: è inevitabile.
Noi ci trasformiamo da quando nasciamo.
Le cellule del corpo fisico si rinnovano completamente nell’arco di sette anni.
I nostri gusti evolvono, le nostre abitudini, le idee che sembravano immutabili come rocce, i sentimenti che credevamo eterni, si trasformano inevitabilmente nel corso della vita.
Rapporti umani si dissolvono come cenere nel vento e altri nascono e si sviluppano al loro posto come grandi alberi cresciuti da vulnerabili germogli.
La nostra compagna si trasforma negli anni.
Il nostro compagno non è la stessa persona di alcuni anni fa.
Il nostro rapporto è, di conseguenza, in continua evoluzione.
Come possiamo vivere gioiosamente questa trasformazione?
Per prima cosa, smettendo di voler cambiare l’altra persona per stare meglio noi.
In altre parole, cambiando lo scopo del cambiamento: stare meglio insieme, vivere il rapporto su una voluta più alta della spirale evolutiva.
Che significa?
Per comprenderlo, osserva la copertina dell’ebook che trovi qui.
Un uomo e una donna si fissano, ai piedi di una scala a chiocciola, desiderosi di fare un percorso insieme.
Vivono la loro storia prima avvicinandosi fino a un punto di unione, che rimane parziale a causa del corrimano che li separa.
Forse conosceranno i reciproci corpi, una parte delle loro emozioni, qualcosa dei loro progetti di vita… ma tanti altri aspetti del loro mondo interiore rimarranno in ombra.
Poi, alcuni litigi, idee differenti, sentimenti contrastanti li allontaneranno temporaneamente.
Infine (ma non c’è mai una fine), potranno vivere il loro rapporto a un livello superiore: sono cambiati entrambi, sono pronti a dar vita a una coppia differente da prima.
Inizialmente erano due entità singole che stavano insieme (forse sotto lo stesso tetto o forse no); ora stanno vivendo non solo una coscienza individuale, ma anche una coscienza di coppia.
Si percepiscono non solo come due individui, ma anche come un unico essere in due corpi.
Mantengono desideri, sentimenti, idee individuali, ma vivono anche un sentiero comune: fatto di sensazioni, sentimenti, progetti condivisi.
Vivono nella coppia un barlume della coscienza di gruppo che l’umanità sta iniziando a sviluppare.
L’idea che non siamo solo individui, ma anche cellule di un unico organismo, formato da sette miliardi di unità.
Questo non rappresenta la perdita della nostra individualità, ma il guadagno di scopi, potenziali, ben più elevati.
Ciò che perdiamo, in parte, è la nostra conflittualità. Diventiamo, anche nella coppia, più capaci di collaborare.
Cosa intendo?
Prima, quando Elisabetta faceva qualcosa, trovava Giorgio pronto a criticarla perché aveva cucinato troppo gli spaghetti o non si era ricordata di comprare le lampadine.
Ora Giorgio riconosce la buona volontà di Elisabetta. Per prima cosa, la ringrazia per ciò che ha fatto. Riconosce che chi fa sbaglia e che la critica continua produce un solo risultato: la prossima volta dovrai fare tutto da solo!
Entrambi riconoscono il potere del rinforzo positivo.
Ringraziare per ciò che l’altro ha fatto bene produce maggiori risultati che criticare per ciò che è stato fatto male.
Certo, dopo il ringraziamento ci può stare anche una correzione, ma questa ha un sapore ben diverso ora. Diviene un aiuto a fare ancora meglio, anziché un invito a lasciar perdere e lasciar fare tutto all’altro.
Prova ad applicare questo principio a diverse situazioni.
Forse ti accorgerai che un continuo braccio di ferro può trasformarsi in una collaborazione di coppia.
È un percorso, non un evento istantaneo e miracoloso. Ci saranno dei momenti idilliaci alternati a lunghi quarti d’ora di arrabbiature.
Ma una nuova strada inizia a essere tracciata.
La strada per trasformare gradualmente due persone tendenzialmente individualiste in una coppia integrata.
Questo significa annullare la nostra personalità assoggettandola a quella dell’altro?
No. Significa sentire che ci sono alcune cose che so fare meglio io, altre che sa fare meglio lui, altre ancora che possiamo fare meglio insieme e altre ancora che stiamo imparando a fare.
Imparare a collaborare insieme trasforma un potenziale nemico (anche un compagno di vita può diventarlo) in un alleato. È un passo importante verso quella complicità di coppia che tutti desideriamo.
Ho usato il termine complice, anche se non mi piace molto. Dà l’idea di due persone che progettano insieme un’attività criminosa. Da qui in poi lo sostituirò con il termine “alleato“, che rende meglio l’idea di una collaborazione per un nobile scopo che coinvolga entrambi i componenti della coppia.
Questo rappresenta anche il primo passo verso la coscienza di gruppo che stiamo apprendendo come umanità.
Allora la coppia diventa una crescita, un modo per espandere i nostri potenziali individuali in un modo che, da soli, ci sarebbe stato impossibile, non una sorta di gabbia che ci limita.
In questo modo entrambi riconoscono ciò che pochi ancora comprendono: il solo modo di rendere durevoli l’amore e il piacere nella coppia è aiutarsi a crescere insieme.
Solo così il tentativo di cambiare l’altro si trasforma nell’evoluzione di coppia: la costruzione di una coppia a partire da due entità individualiste.
Come questo si può realizzare a livello fisico, emotivo e mentale?
Lo scopriremo insieme nei prossimi articoli.
A presto
PS: la vignetta dell’articolo è stata realizzata da Elena Corsi, illustratrice e terapeuta per mezzo di energie angeliche. Scopri altre notizie sul suo lavoro qui.