Qual è il nostro attuale stadio evolutivo, dal punto di vista psicologico?
E, soprattutto, a cosa ci serve conoscerlo?
Per comprenderlo, immaginiamo di trovarci su un sentiero di montagna, guidati da una cartina.
La mappa che teniamo in mano può dirci quanta strada abbiamo percorso, quanti chilometri mancano all’arrivo, la maggiore o minore difficoltà del percorso che ci attende, e tanti altri dettagli fondamentali per giungere agevolmente alla meta: un confortevole rifugio pieno di gustosi piatti tipici.
Ma questa cartina è completamente inutile se non conosciamo la nostra posizione su di essa.
Solo se riconosciamo il punto in cui ci troviamo possiamo individuare il tratto di cammino già effettuato e scoprire tutto quello che ci attende da lì in avanti.
Lo stesso accade, per analogia, con il nostro percorso evolutivo.
Solo se conosciamo il nostro attuale stadio psicologico, possiamo capire quali fasi del nostro sviluppo interiore abbiamo già trasceso e quali ci stanno ancora attendendo sul nostro cammino.
La buona notizia è che esistono svariate utili mappe che possono illuminare la nostra strada e che, grazie alla nostra intuizione e all’osservazione di noi stessi, possiamo individuare dove ci troviamo su di esse.
Una di queste cartine del mondo interiore proviene dall’induismo e si presenta a noi in forma di un’illustrazione: quella del carro, del cavallo, del cocchiere e del padrone del cocchio.
Come? Non la conosci?
Allora passo a narrartela.
Il carro, trainato dal cavallo, rappresenta il nostro corpo fisico (denso ed eterico). La sua qualità principale è l’inerzia (tamas, in sanscrito). Esso non si muove finché non viene trainato da una forza. Il nostro corpo fisico è molto simile: una volta soddisfatti i suoi bisogni primari tenderebbe all’inerzia, se fosse solo per lui.
Egli invece è trainato all’azione dal cavallo, il corpo emotivo. La sua qualità distintiva è l’azione, il movimento (rajas). È il destriero del desiderio che trascina il carro ogni volta che viene punto dalla freccia della bramosia. Il nostro corpo emotivo ci costringe a lavorare più del necessario perché desidera gli agi, il benessere, non la semplice sussistenza. Ci conduce poi (forse) a gettare al vento molti soldi nel tentativo di conquistare la donna o l’uomo di cui ci siamo innamorati. In seguito, a divorziare, magari da quella stessa persona, per il desiderio della libertà e di viaggiare in paesi lontani. E poi, e poi e poi… Ovunque, verso centinaia di mete diverse, spesso contrastanti tra loro.
Troviamo poi il cocchiere, il nostro corpo mentale. Egli è caratterizzato dalla qualità del ritmo (sattva). Il guidatore del nostro carro è intelligente, ma non saggio. Per mezzo della ragione e dell’intelletto cerca di domare il desiderio e di condurlo verso mete raggiungibili e non incompatibili tra loro, che possano rappresentare un compromesso accettabile tra mente e cuore, tra desideri utopistici e arido buonsenso.
Presi nel loro insieme, i tre costituiscono la nostra personalità, bene integrata o meno.
Quando essa ha raggiunto, grazie a numerose incarnazioni e molteplici esperienze, un buon grado di integrazione, abbiamo l’essere umano che, per mezzo della sua ambizione intellettuale, grazie all’energia dei suoi desideri e al lavoro ben organizzato del suo corpo fisico, riesce a farsi strada nella società e a ottenere un certo ruolo, più o meno soddisfacente per lui.
Vi è, infine, il personaggio misterioso della nostra storia: il signore del carro, celato al suo interno.
Avrai già indovinato: è l’Anima. Solo il nostro Sé superiore possiede la qualità della Saggezza e può imporre agli altri tre un ritmo di ordine superiore, indirizzato al bene comune e non solo alla realizzazione individuale.
Fin qui abbiamo visto quest’illustrazione induista come un’immagine statica, ma può essere anche messa in movimento, lungo il sentiero accidentato dell’evoluzione umana.
In questo modo, una fotografia immobile prende vita, e si trasforma nel film della nostra evoluzione interiore.
Questo lungometraggio inizia, per ognuno di noi, con lo stadio dell’identificazione col corpo fisico. Il carro era allora pienamente formato, il cavallo si presentava come un piccolo puledrino e il cocchiere era un bambino che teneva le briglie, rilassate e inutili, all’interno delle sue manine infantili. E il padrone del cocchio? Se ne stava nascosto dentro la sua carrozza chiusa, senza comunicare alcunché. Il cavallino, ancora debole, spostava il carro in tragitti brevi e senza una meta precisa, nel tentativo di realizzare desideri di basso profilo, che potessero soddisfare le sue modeste aspirazioni. Nel frattempo il cocchiere bambino, la giovane mente, rimaneva quasi inerte riciclando pensieri altrui, seguendo le idee comuni nella sua epoca e alla sua latitudine geografica.
Poi qualcosa cambia. Giunge un nuovo ciclo di incarnazioni, in cui il cavallo è un indomabile stallone che conduce il carro, con energia invincibile, da un desiderio all’altro, mai stanco, ma sempre inappagato. Il cocchiere è cresciuto: è ora un adolescente che inizia a far sentire la sua voce e a tentare di impugnare le redini. Per ora però la sua volontà e la sua forza non sono sufficienti a domare il cavallo e a portarlo dove egli desidera.
Arriva poi lo stadio in cui il cocchiere diviene un adulto accorto e intelligente. Dapprima tenta di reprimere il destriero con la forza; vi riesce per un po’, ma quando, stanco, molla le briglie, il cavallo si scatena con rinnovato furore. Nel tempo, il nostro guidatore comprende che non può competere con la forza bruta di un cavallo e che l‘energia del corpo emotivo non va repressa duramente, ma piuttosto guidata, assecondata, canalizzata intelligentemente verso degli obiettivi che siano soddisfacenti per entrambi.
Si apre la fase, di cruciale importanza, dell’integrazione della nostra personalità, in cui il corpo mentale non tenta più di imporsi quale dittatore, ma cerca la collaborazione dei suoi compagni, emotivo e fisico. Terminata la litigiosità, i tre iniziano a comprendere che stanno formando un tutto integrato, molto superiore per potenzialità alla somma aritmetica delle singole parti. Se, presi singolarmente, ognuno ha potenziale 3, insieme il loro potenziale non è 9 ma, come minimo, 3 alla terza, cioè 27.
Nel frattempo, il padrone del carro inizia gradualmente ed episodicamente a far sentire la sua voce. All’inizio si rivolge al corpo della personalità più sviluppato, il cavallo, il corpo emotivo. Il signore della carrozza cerca di elevare gli scopi del corpo emotivo, dai desideri di piaceri materiali all’aspirazione per il mondo dello spirito.
Poi, quando il corpo mentale è pienamente sviluppato, tenta di mostrargli come funziona l’evoluzione: le leggi della natura, la realtà esterna e interiore, il suo ruolo nell’evoluzione umana. In questo modo, fa appello alla sua facoltà di ragionare per mutare le sue ambizioni separative di realizzazione individuale in un servizio dedicato a gruppi sempre più ampi. Gli mostra anche come può sviluppare una comunicazione più consapevole con lui, il padrone del carro, attraverso un programma di meditazione regolare e progressivo.
All’integrazione dei corpi della personalità si sovrappone così, in misura sempre maggiore, l’opera di fusione tra personalità e Anima, in modo che il cocchiere (la mente inferiore) divenga un interprete via via più fedele del proposito del signore del carro (l’Anima).
Come puoi immaginare, questo è lo stadio evolutivo in cui stiamo, gradualmente, entrando.La fase dell’integrazione della nostra personalità e del passaggio dalla coscienza individuale a quella di gruppo.
La Nuova Psicologia di Sintesi che propongo illustra i modi in cui possiamo velocizzare questo percorso, spianando gli ostacoli e rendendolo più gradevole.
Mostra i modi in cui possiamo rendere le nostre relazioni più armoniose e fluide, dissolvendo i conflitti che noi stessi abbiamo contribuito a creare.
Come possiamo farlo?
Con quali metodi e percorsi?
Ne riparleremo nei prossimi articoli.
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Sarò felice di risponderti meglio che posso, per rendere insieme questo blog realmente interattivo e utile a tutto il gruppo.
Un abbraccio
A presto
Francesco de Falco
Buongiorno Francesco , sempre chiaro ed esaustivo . Da qualche anno seguo questi segnali di fumo sperando di arrivare alla meta ( che so bene non essere definitiva ) . Il Signore della carrozza mi da regolarmente le coordinate e non sempre comprendo i suoi segni ma puntualmente arrivano i tuoi articoli ed ecco che ritrovo la strada .Grazie !
Ciao Giuliana,
sono contento che questi segnali di fumo che mando via internet ti siano utili.
Sto cercando di scrivere articoli che illustrino un percorso spirituale pratico per la vita quotidiana.
Per questo alterno temi di psicologia evolutiva/ricerca spirituale ad altri che riguardano il rapporto tra il maschile (assertività) e il femminile (ricettività) e le relazioni donna-uomo.
Se hai dei suggerimenti su temi che ti piacerebbe che trattassi, inviameli pure. Nei limiti delle mie competenze (non sono un tuttologo) cercherò di svilupparli.
A presto
Francesco
Grazie Feancesco, le tue riflessioni sono sempre molto interessanti e utili.
Quando uscirà il tuo nuovo libro?
Ciao Maria Cristina,
ti ringrazio.
In effetti, scritto un libro sui Tarocchi, visti come archetipi psicologici che ci guidano sul nostro cammino.
Sto anche progettando un libro sul rapporto donna-uomo e sull’armonizzazione dei principi maschile (assertività, yang) e femminile (ricettività, yin) dentro di noi.
Non so dirti quando i tempi saranno maturi per la loro pubblicazione.
Abbi fede e pazienza.
Un grande abbraccio
Francesco
Caro Francesco,
quindi l’anima (il signore del carro) ha la necessità di raggiungere una metà ed ha bisogno dei corpi della personalità per raggiungerla, ed ancor di più che essi raggiungano un livello di integrazione ottimale. Se così è anche l’anima è vincolata, agganciata dal “basso” e quindi “dipende” in qualche modo dalla triade della personalità. Essa deve “meritare” di volare in alto (la meta) e per farlo deve completarsi con la personalità. Mi interessava il concetto che è l’anima in “fondo” ad aver bisogno di completarsi e fondersi con la personalità. E’ un rapporto bidirezionale mentre spesso ed erroneamente lo interpretiamo come se la nostra personalità sia l’unica che ha bisogno di prendere contatto con l’anima per evolversi e non viceversa. Le mie sono solo interpretazioni e scusami se in qualche modo posso aver detto “castronerie”. Grazie!! A presto
Ciao Roberto,
ti ringrazio perché hai aperto un tema splendido: Perché esiste l’evoluzione nel piano materiale? A quali scopi le anime si incarnano?
Noi esseri umani, con la nostra mente lineare, di solito vediamo un punto di vista alla volta.
In realtà, come fai notare, viviamo una realtà multidimensionale e l’anima si incarna, più e più volte, in vista di scopi molteplici.
Gli scopi della personalità sono di tipo individuale (la mia realizzazione materiale, emotiva o mentale, la mia illuminazione spirituale, e così via).
Gli scopi dell’anima, che è coscienza di gruppo, riguardano l’evoluzione collettiva e il bene di gruppo.
Si potrebbero scrivere dieci libri sull’argomento senza esaurire questo tema, col rischio però di scrivere troppe speculazioni intellettuali di scarsa utilità pratica.
Nel frattempo, ti lascio con un brano tratto dal mio libro, Le Melodie dell’Anima, in cui scelgo di utilizzare un’immagine poetica per illustrare uno dei motivi per cui lo Spirito (già perfetto in sé) può decidere di incarnarsi nel piano fisico. A volte un’immagine vale più di tante parole:
“La missione del figliol prodigo (l’entità incarnata nel piano fisico) ha a che fare con l’integrazione dei due principi universali, Spirito e Materia, attraverso un terzo principio, che si sviluppa lungo il viaggio, la Coscienza; il compito di noi tutti figli prodighi di spiritualizzare la Materia attraverso l’infusione in essa della luce dello Spirito, fino a renderla completamente illuminata.
In questo viaggio lo Spirito, già perfetto, si arricchisce di un nuovo splendore.
“Che cosa vuol dire?”, penserà forse qualcuno. “Non si può rendere più perfetto qualcosa che lo è già; è una contraddizione di termini, lo sanno anche i bambini”.
Per la mente inferiore è così; ma ora spostiamoci e guardiamo le cose dal punto di vista della mente superiore…
Essa ci fa osservare, inizialmente, che ogni contraddizione e ogni paradosso segnalano una verità mal compresa e il prossimo avvento in noi di una verità più ampia e inclusiva, che incorpori e trascenda entrambi i punti di vista, solo apparentemente contraddittori.
Poi ci mostra, sorridente e un po’ ironica, un perfetto vaso, una meravigliosa anfora greca.
Essa possiede una forma di meravigliosa armonia e straordinaria essenzialità: infatti è completamente priva di disegni e pitture.
Il vasaio l’ha creata perfetta nella sua nudità.
Nel suo viaggio all’interno del mondo degli uomini quest’anfora incontra però un grande pittore che, nel giro di mesi di lavoro creativo, la arricchisce di meravigliosi dipinti, di figure di animali mitologici, di storie di dei, eroi, uomini. Ora la sua perfezione si orna di una preziosità mai prima d’ora vista in un’opera d’arte.
Una nuova bellezza e un’inedita armonia si diffondono nel mondo.
Lo stesso accade allo Spirito: la sua perfezione viene arricchita dall’esplorare e sperimentare il mondo della Materia. Nuovi traguardi evolutivi vengono raggiunti. Nuove consapevolezze vengono sviluppate, molto oltre ciò che possiamo immaginare al nostro attuale livello evolutivo.
Questa spiegazione naturalmente è solo un velo che nasconde la realtà di ciò che stiamo vivendo; ma questa parabola e questo esempio sono probabilmente l’approssimazione migliore che possiamo al momento utilizzare per spiegare a noi stessi il perché dell’esistenza e del dispiegarsi dell’evoluzione verso un proposito divino per ora imperscrutabile”.
attendo fiduciosa il seguito! e nuovi strumenti per fare SOPRATTUTTO luce e ordine!
🙂
se passi dalle ns parti avvisaci (con anticipo) che ci organizziamo per un caffè, anche con Laura
Ciao Federica,
spero di scrivere presto altri articoli su:
– un decalogo per il cambiamento evolutivo.
– il rapporto donna-uomo.
– il nostro rapporto con… Dio/il Divino, da un punto di vista diverso dal solito.
Naturalmente… attendo i vostri suggerimenti!
Spero di riuscire presto a venire a trovare te e Laura. Incrocia le dita!
Un abbraccio,
Francesco